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Totti incorona Fonseca: "Ha dato alla Roma energia. Pellegrini? Ha già fatto il capitano..."

L'ex capitano alla presentazione del libro di Condò: "La squadra aveva delle lacune, ma il tecnico è stato bravo. Devono tornare tra i top in Europa. Io come Cruijff? Il mio modello era Giannini"
Domenica 08 dicembre 2019
Il Tempo passa per tutti, ma non per Totti. Un vero bagno di folla, infatti, accoglie l'ex capitano della Roma che, insieme a Walter Vetroni, si affaccia nella Nuvola di Fuksas per presentare il nuovo libro di Paolo Condò, "La storia del calcio in 50 ritratti", con Francesco che scherza per non essere in copertina.

QUANTI RICORDI — Ovvio però che il pensiero di Totti vada alla Roma. "Sono contento del momento della squadra e che Fonseca abbia capito che cosa significhi essere a Roma. Ha trasmesso positività ed energia a una squadra che aveva delle lacune. Speriamo che sia un percorso positivo. La Roma deve essere tra i top club in Europa e spero che prima o poi arrivi in questa posizione. Restare a Roma per me è stata una scelta di cuore e indossare quell'unica maglia che ho sempre amato. È una stata doppia responsabilità. È per me è stata la vittoria più bella. Sono orgoglioso di quello che ho fatto per la Roma società e cammino sempre a testa alta. Vorrei rivivere i 25 anni che ho passato nella Roma, anche i momenti di difficoltà, che anzi ricordo con più passione. Ho avuto tanti amici, tanti fratelli in 25 anni. Ho condiviso tanti momenti anche se non è sempre stato semplice, ma ero il capitano e dovevo tamponare sei momenti di difficoltà. Ma era gratificante essere un esempio per tutti".

PELLEGRINI E FLORENZI — Poi però c'è il momento nero. "Non vorrei rivivere l'ultimo anno da giocatore. Il modo, il contorno. Sono stato preso di mira, ero il capro espiatorio di tutto. Ma ho sempre messo al squadra davanti a qualsiasi cosa, così non ci sarebbero stati equivoci". Tra i ricordi torna il cucchiaio all'Olanda. "Mi è venuto in mente in settimana parlando coi compagni, ma tutti pensavano che scherzassi perché in allenamento sono tutti bravi. E pure Van der Sar era grande...". Poi è il momento di Mazzone. "È stato un secondo padre. Sono stato fortunato ad avere lui come chioccia perché a Roma puoi perderti. Mi ha tutelato in campo e fuori; non era facile gestirmi perché la tifoseria voleva che giocassi molto di più. Lui mi ha dato il centouno per cento". Poi parla di Pellegrini. "Lui mi guardava quando faceva il raccattapalle. Lui può fare assist come quelli a Kluivert a Verona. E ha fatto il capitano a San Siro contro l'Inter. Occhio, però, io non ho niente contro Florenzi...".

IL MODELLO — Condò lo paragona a Crujiff, Francesco più modestamente dice che il suo idolo era Giannini. "Era il mio modello, seguire le sue orme era il mio sogno". L'altro sogno è stato il Mondiale. "Il coronamento della mia carriera, quello che tutti i bambini immaginano. C'era la squadra gusta e l'allenatore giusto. Il tecnico conta tantissimo, bisogna essere in grado di gestire un gruppo in cui tutti vorrebbero giocare. Se ce la fa è il massimo. E Lippi è stato perfetto, perché è anche una grande persona. Per starci ci è voluto carattere. Dopo l'infortunio è venuta fuori una parte del carattere che non pensavo di avere. Non ero così convinto di farcela, stavo perdendo il Mondiale, ma chi mi era vicino mi hanno dato forza e per fortuna ce l'ho fatta a salire su quell'aereo. Anche Ilary, che per me è tutto, mi ha fatto capire tante cose, è il mio braccio sinistro".

PALLONE D'ORO — Quindi si vira sul Pallone d'oro, con Veltroni che ne chiede uno onorario per Totti. "La maglia numero dieci significa estro genialità, ma pesa, è una responsabilità. Devi dare qualcosa in più. È un numero diverso, una consacrazione, non tutti se la possono permettere". Sul figlio Christian dice: "Quello che vuole fare lo farà. Se vorrà diventare giocatore lo farà, altrimenti prenderà un'altra squadra. Senza mettergli pressione". Sul calcio Totti dice: "Ognuno ha la sua idea, il suo parere e tutti si sentono bravi". I titoli di coda sono su una scelta impegnativa. "Se dovessi portarmi via una maglietta della mia carriera, su un'isola deserta porterei quella del 28 maggio, dell'ultima partita". E forse è giusto così.
di Massimo Cecchini
Fonte: Gazzetta dello Sport
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